La vera svolta  

Una bottiglia, un pezzo di storia.

La vera svolta per la Tenuta Roveglia si ebbe quando Paolo (Paolo Fabiani, il nostro direttore) incontrò il papà nel 1985 in una calda domenica di agosto. Nel 1988 nacque la nostra prima etichetta. Mi ricordo ancora la mamma, il papà e Paolo seduti intorno al tavolo a disegnare la prima etichetta. Concordavano che avrebbe avuto lo stemma di famiglia, ma al vino decisero di non dare un nome (oggi invece il nostro Lugana si chiama Limne). Il vino Lugana non lo conosceva nessuno e allora il papà aveva insistito che la scritta LUGANA fosse il più grande possibile. Era la terra di Lugana che andava valorizzata. Nella etichetta sul retro si leggeva “Non ama i cibi zuccherati”: il papà ci teneva a precisare che era meglio non bere il Lugana (per quella nota leggermente “asprigna” che lo contraddistingueva) con i dolci e su questo punto era irremovibile. Andava scritto. Chi lo beveva doveva saperlo.

Non ne facemmo tante di bottiglie quell’anno, ma Paolo da allora iniziò a metterne via un po’. E cosi fece, e fa ogni anno. ll nostro archivio enologico è nato così. Il motivo? Capire come il Lugana evolve nel tempo. Per occasioni speciali (come Armonie senza tempo), per verticali o per richieste particolari attingiamo ogni tanto a quella che chiamo la nostra “biblioteca”. Qualche volta il tappo ha ceduto (ebbene sì, capita), ma il più delle volte apriamo delle bottiglie di Lugana Classico (ora Limne) o di Vigne di Catullo (prima annata 1990), che ci regalano delle emozioni straordinarie, che veramente ci fanno capire come il Lugana evolva splendidamente nel tempo. Non lo teme, proprio per nulla. 

Le bottiglie di Lugana riposano nella nostra bottaia

Le bottiglie di Lugana riposano nella nostra bottaia

E poi in un pomeriggio di settembre arrivò LEI (non so perché ma la penso al femminile). Ero sotto al portico a chiacchierare con Paolo e a salutare dei nostri ospiti quando Paolo mi dice che così, quasi per scherzo, ha deciso di aprire un Lugana annata 1988. E poi mi dice “era perfetto”, con un gran sorriso. Io ero in partenza per Lugano, dove vivo e quella bottiglia me la sono portata in macchina. Appena arrivata l’ho provata anch’io. Io non sono un sommelier e neanche un’enologa, sono diventata vignaiola per caso, per passione, ma quel sorso di Lugana annata 1988 me lo ricorderò a lungo. Tanti vini regalano emozioni inaspettate, ma poi ci sono quei vini che arrivano al cuore, che ti parlano. E ti raccontano una storia. E questo Lugana annata 1988 racconta quella di un professore universitario che nel 1985 entrò in Roveglia e quella di un ragazzo di 23 anni che allora scelse di seguirlo nella sfida di creare non solo un’azienda vinicola moderna, ma di dare voce a quello che loro credevano fosse già un gran vino: il Lugana.